La Vita In Diretta non fa gossip: Michele Cucuzza la dice lunga


Cucuzza GilettiDelle indiscrezioni che vorrebbero Massimo Giletti al suo posto a La Vita In Diretta non c’è traccia, tra un sorriso affibbiato alla primogenita Carlotta e uno d’ordinanza al fotografo assoldato alla giornalista di turno. Michele Cucuzza di fronte al settimanale Visto non si sente neppure in discussione: questa domanda non è segnata nel taccuino. Al massimo si arriva alla presa di consapevolezza che magari nulla è eterno. «Non ho mai pensato di dover rimanere a tutti i costi davanti alle telecamere» sentenzia il conduttore imbeccato da una domanda malandrina, che senza girarci attorno auspicava, all’età di cinquantacinque anni, un bel pensionamento fatto di hobby da coltivare. Certo, «se l’azienda lo riterrà mi farò da parte», ma non c’è alcuna voglia di fare i bagagli: La Vita In Diretta, se va tutto bene, sarà affar suo anche nella prossima edizione. Salvo ovviamente bruschi cambiamenti di programma che intanto si insinuano, e chissà che magari non si realizzano. Il futuro da pensionato non è nelle corde di Michele, anche se di cose da combinare ne avrebbe comunque: «Scrivo e ho un blog che mi tiene in contatto con i più giovani. Mi criticano e mi piace molto». Se tentate di cercarlo con Google fermatevi: il tutto è rannicchiato nel suo sito ufficiale, non si chiama blog ma zona interattiva (abbastanza inquietante), in cui i post scorrono e per commentarli bisogna rivolgersi ad altri link. Un blog travestito da sito web del Novanta, un sistema raffazzonato per tentare di rimanere al passo coi tempi senza rinnegare le proprie incapacità.

Gente che critica ovviamente ne ha. Gli hanno fatto notare una possibile caduta di stile su Mino Reitano, intervistato dal programma nel pieno della sua malattia. Quanto basta per ardire speculazioni. «Qualcuno ha descritto questo incontro come la “morte in diretta” – spiega Cucuzza – Ho ribattuto che evidentemente non avevano visto il programma, perchè la nostra era la storia di un uomo che ci stava parlando di un futuro, di progetti». L’osservazione dell’internauta d’altronde è la storica pietra facilmente scagliabile contro un programma contenitore che da sempre mescola senza troppi pudori cronaca rosa e nera, in un miscuglio che affascina e terrorizza: dall’omicidio con inviata alla marchetta sorridente del conduttore di turno il passo è sempre brevissimo e spesso fastidioso. L’occasione dunque è di quelle ghiotte: che cosa risponderà Cucuzza di questa propensione spiccata ad accarezzare la morbosità? L’impressione è di rispondere chiudendosi gli occhi: «Andando in onda in fascia protetta, non raccontiamo nei dettagli un delitto, come spesso avviene in programmi di seconda serata». Siamo così passati al racconto delle favole. Il delitto di Erba è divenuto ormai presenza fissa nel rotocalco che continuamente rimescola sul torbido anche in assenza di notizie, trasformando cronaca in serial. Per non parlare dell’omicidio di Meredith, che trova sempre il modo di far capolino. Che ora Cucuzza tenti di sublimare il caos consapevole che accompagna il suo programma è operazione nobile, ma pur sempre screditante, soprattutto quando poi si gioca la carta della perseveranza.

Michele CucuzzaCol gossip si tocca l’apice: «La Vita In Diretta fa cronaca seria, non pettegolezzi. Scriviamo di amori e fidanzamenti, ma ci limitiamo a domandare all’ospite “Sei fidanzata?”, se risponde “sì” abbiamo scritto cronaca rosa, non abbiamo fatto gossip». La spiegazione ovviamente lo tradisce, perchè non c’è un’intervista una in cui alla starletta di turno non si chieda altro che specificare il nuovo compagno, anche quando la negazione diventa l’unica risposta plausibile. La caccia aperta alle frivolezze è terreno costante chez Cucuzza, che dimentica chi ha quotidianamente in studio (c’avete mai visto filosofi?) e chi quotidianamente fa intervistare, direttamente dall’ultima festa in cui il vippume luccica al sol delle recenti banalità platinate. E quindi fa necessariamente ridere che il conduttore possa chiudere l’elucubrazione con un «vogliamo essere interlocutori della gente vera, non dell’élite», riassunta nell’intento sociale della trasmissione. Che «sa parlare alla gente che guarda davvero la tv». Il pubblico pomeridiano diffati ormai è consolidato: le stanche massaie tra una spolveratina e una stirata adorano il ronzio di un programma minestrone che scava nelle inutilità. E che forse neppure Massimo Giletti, improvvisamente additato sottobanco come erede di Cucuzza, saprebbe renderlo più credibile.

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